B—Line è un’azienda specializzata in arredamento di design che, fin dagli esordi, affianca prodotti contemporanei ad evergreen del passato, come il famoso Boby di Joe Colombo.
Progetti concreti, trasversali e flessibili frutto di collaborazioni con designer internazionali e di produzione esclusivamente italiana.
B—Line è un’azienda nata dalla volontà del suo fondatore Giorgio Bordin di ridare vita ad alcune icone storiche del panorama italiano del design. Si tratta di opere scomparse nel corso degli anni e sopraffatte dall’inarrestabile fermento di un mercato fertile di novità. Tra i prodotti rieditati, alcuni sono passati alla storia contaminando il design e l’arte su più fronti, come il famoso Boby di Joe Colombo.
Fin dagli inizi, B—Line affianca alle proprie riedizioni complementi d’arredo contemporanei, frutto di collaborazioni con designer internazionali. Progetti concreti, fruibili e trasversali che hanno l’onere e l’onore di convivere con i grandi capisaldi del design e di convincere in termini di carattere e stile per passare con naturalezza da ambienti domestici a spazi lavorativi e da interno a esterno, zone sempre più ibride e mutevoli come vuole lo stile di vita contemporaneo.
Michael Geldmacher e il design oltreconfine nella stretta del Coronavirus
17 Novembre 2020

E dopo Favaretto & Partners, è con noi il designer tedesco Michael Geldmacher che ci porta oltreconfine per darci la sua personalissima visione sul tema Design-Covid.

Autore in proprio della pluripremiata sedia Toro per B—Line e quindi di Fin, Park e Abra rispettivamente mensola, sedia e tavolino in coppia con Eva Paster nel duo Neuland, la loro progettualità è espressione continua di cambiamenti nei valori e nei sistemi coniugati pur sempre alla contemporaneità. Ed è anche ricerca di connotazioni che portino a nuove espressioni estetiche anche in un momento di emergenza in cui l’adattabilità è imposta non solo da uno stile di vita diverso ma anche dagli ambienti che assumono altre destinazioni.

Per questo Geldmacher rimane fedele e porta avanti la sua idea di design anche in un momento difficile come quello attuale, come ci spiega lui stesso nell’intervista che segue.

Che influenza ha il Covid sul suo lavoro e sulla sua vita?

Cerco sempre di trovare qualcosa di positivo in ogni situazione anche se in questo caso, in presenza di una pandemia così grave e di così tante vittime, sembra davvero difficile.

Quando fu decretato il primo lockdown in Germania e gli indici economici erano in calo, mi sono chiesto quale fosse il sistema economico in cui viviamo visto il crollo avvenuto quando le persone hanno iniziato a comprare solo i generi di prima necessità.

Tutto ciò penalizza il nostro mestiere. Si acquistavano principalmente respiratori, mascherine e attrezzature di protezione. Diventavano veri eroi il personale infermieristico e i dottori, non certo i designer sorridenti delle prime pagine delle riviste di Design.

La vanità in tempo di crisi è inutile, ma anche la depressione è inutile!

Rispetto al consumo e alla mia professione, ho sempre avuto le mie convinzioni. Non ho mai voluto essere un designer di arredi alla moda.

Ho sempre voluto mantenere il mio stile indipendente e non sottostare ai dettami dell’economia in nome della crescita.

Il Covid non ha cambiato questo mio approccio, probabilmente l’ha ulteriormente rinforzato.

Che significa questo per il rapporto con le aziende?

Non lo so, spero che anche le aziende capiscano che il ritmo serrato del Salone del Mobile che si tiene ogni anno ha generato uno sviluppo forzato e malsano di innovazioni speciose e prodotti incompiuti. Credo che partecipino ad un palio in cui non sono loro a fare le regole.

Sono convinto che adesso sarebbe il momento ideale per una riflessione sui propri valori e sull’identità delle aziende per un futuro più sostenibile.

Noi tutti dobbiamo ricordare che lavoriamo nel settore più bello del mondo e che, soprattutto in tempo di crisi, c’è sempre bisogno di qualcosa di bello intorno a noi!