B—Line è un’azienda specializzata in arredamento di design che, fin dagli esordi, affianca prodotti contemporanei ad evergreen del passato, come il famoso Boby di Joe Colombo.
Progetti concreti, trasversali e flessibili frutto di collaborazioni con designer internazionali e di produzione esclusivamente italiana.
B—Line è un’azienda nata dalla volontà del suo fondatore Giorgio Bordin di ridare vita ad alcune icone storiche del panorama italiano del design. Si tratta di opere scomparse nel corso degli anni e sopraffatte dall’inarrestabile fermento di un mercato fertile di novità. Tra i prodotti rieditati, alcuni sono passati alla storia contaminando il design e l’arte su più fronti, come il famoso Boby di Joe Colombo.
Fin dagli inizi, B—Line affianca alle proprie riedizioni complementi d’arredo contemporanei, frutto di collaborazioni con designer internazionali. Progetti concreti, fruibili e trasversali che hanno l’onere e l’onore di convivere con i grandi capisaldi del design e di convincere in termini di carattere e stile per passare con naturalezza da ambienti domestici a spazi lavorativi e da interno a esterno, zone sempre più ibride e mutevoli come vuole lo stile di vita contemporaneo.
Design ed emergenza virus: cosa rimane e cosa cambia
5 Novembre 2020

Parte con questa newsletter una serie di interviste tra i designer di B—Line con cui l’azienda sonda stati d’animo, impressioni personali e nuovi adattamenti professionali dovuti all’emergenza Covid. Si debutta naturalmente con i vicini di casa, lo Studio padovano Favaretto & Partners.

Mix di tecnicità e creatività, i loro progetti sono fedeli al principio del “Design for All” inteso come accessibilità verso i prodotti ma anche come condivisione in un momento in cui la reciprocità è forse il dovere più grande. Dalla collaborazione tra Favaretto & Partners e B—Line è nata la mensola Fishbone. In acciaio e con schiena in legno multistrato, la sua forma evoca una spina di pesce e può essere installata alle pareti con diverse angolazioni creando combinazioni multiple e altamente funzionali. Poi è arrivata Helix, una sedia ispirata agli aerei del primo ‘900. Sia nella versione total wood o con sedile in tessuto, ostenta una silhouette sinuosa e dinamica che si presta a svariati ambienti.

Francesco Favaretto, co-autore dei progetti B—Line, espone in questa breve intervista la sua idea rispetto al tema Design-Covid e ci dice cosa rimane e cosa cambia…

Qual è il tuo stato emotivo e come stai vivendo questo periodo dal punto di vista personale e professionale?

Attualmente, a livello personale ed emotivo, devo ammettere che, se da un lato sono triste e amareggiato – e naturalmente impotente – rispetto a quello che sta succedendo nel mondo, dall’ altra sono sereno perché riesco a trascorrere molto tempo con la mia famiglia e mio figlio. Non mi capitava da molto! Ormai da 5 anni a questa parte mi trovavo raramente a casa per più di 20 giorni di fila essendo sempre in giro per il mondo o a bordo di un aereo.

Per quanto riguarda il lavoro invece com’è cambiato l’approccio ai nuovi progetti?

A livello lavorativo, il nostro approccio non è cambiato e lo studio non si è mai fermato un giorno, nemmeno durante il lockdown di Marzo.
Fortunatamente e “grazie” al mio continuo girovagare per il mondo, il mio team ha una flessibilità ben rodata ormai da diversi anni nei confronti dello smart working. L’ho sempre vista, soprattutto per dei creativi come noi, una grossa opportunità poter lavorare everywhere!
Abbiamo quindi portato avanti i lavori in essere e anche quelli nuovi acquisiti proprio nel periodo di stop, dalle nostre case.

È cambiato in generale il modo di progettare e il rapporto con le aziende?

Onestamente non credo siano cambiati i modi ma sicuramente i rapporti con le aziende e con quello che è il “sistema Design”.
Quando parlo di “sistema Design” intendo tutto ciò che vi sta dietro, di fianco, sopra e sotto ad un prodotto.
Tutto ciò che va dal giorno in cui, fino a ieri, presentavi la tua idea in azienda, la prototipizzazione, sino alla presentazione in fiera e al Fuori Salone con un grande party. Questo devo dire che è cambiato e credo cambierà drasticamente anche per il domani.
Una cosa mi auguro di cuore, ovverosia che questa pandemia abbia portato o perlomeno lasciato “giudizio” in tutti noi così come nelle attività. Mi auguro che questo giro non sia di breve memoria ma che ci rimanga dentro. Che noi designer potremo progettare meno ma meglio e non seguire per forza le mode e la “richiesta” del mercato e che si possa rientrare in logiche “globali”.